Where has it gone?

Sono partito proprio dall’origine dell’espressione “andare in tilt”, immaginando un flipper umanizzato, nell’apice del processo di blocco, estenuato, sovraccaricato dai troppi stimoli, richieste, pretese delle troppe mani che lo circondano, indifferenti alle regole del gioco. Lo spettatore assiste complice alla scena, ignaro di essere incapace di controllare i comandi e incurante del fatto che il gioco sia ormai fuori controllo.