
La fine del mondo
Tecnica: Digitale
“La fine di un mondo non è la fine del mondo. Lasciate ad altri il pianto e prendetevi il fuoco”
Su questa frase detta dal duo di filosofi Gancitano e Colamedici sono ritornata spesso nelle ultime settimane, le settimane della campagna elettorale, dell’ascesa del consenso anche qui di partiti sempre meno moderati.
Sono state le settimane di escalation della guerra, del costo della vita, settimane di nubifragi e siccità. In una parola settimane e mesi dettate dall’apprensione, piene di trigger.
Ho iniziato a vedere come quelle che abbiamo sempre sentito chiamare “minoranze” stanno venendo alla ribalta da entrambi i lati del contendere, urlando a gran voce ognuno disperazioni e necessità che sono di tutti, ma polarizzate in modo che sembrino sempre un “noi contro gli altri”. Malgrado i colori gioiosi, questa illustrazione la sento carica di dolore, di ansia e di rabbie. In una parola, dopo il risultato delle elezioni tutto pare andato in tilt, ora sta a noi decidere quale fuoco coltivare e quali sirene ascoltare, se quelli della cultura e dell’intersezionalità o quelli ciechi e distruttivi dei venti populisti che soffiano sempre più insistenti.