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L’interpretazione si rifa alla Teogonia di Esiodo (da cui il titolo in greco, abbreviazione del testo «Ἐκ Χάεος δ᾽ Ἔρεβός τε μέλαινά τε Νὺξ ἐγένοντο.» ossia «Da Caos nacquero Erebo e nera Nyx.»), secondo la quale da Caos – identificato nel nucleo centrale dell’opera – nacquero Erebo (l’oscurità) e Nyx (la notte) – identificati rispettivamente nel nucleo di sinistra e nel nucleo di destra. A tale menzione ho sovrapposto la Genealogia di Iginio, secondo cui Erebo e Nyx nacquero da Caos e Caligine (a sua volta generatrice di Caos).
La composizione risulta ordinata e pacifica. A quest’ordine viene contrapposta la natura di Caos, la cui rappresentazione è quella di una voragine disordinata.

«Caos il vuoto primordiale, una specie di gorgo buio che risucchia ogni cosa in un abisso senza fine paragonabile a una nera gola spalancata»
(Giulio Guidorizzi, Il mito greco. Gli dèi.)

La scelta di rappresentare un cervello umano, sotto il titolo dell’opera, esprime la natura caotica insita all’uomo e, sottilmente, riduce Caos a una costruzione mentale, a un concetto che non esisterebbe, da un punto di vista descrittivo, senza l’uomo.

Andrea Giussani
Andrea Giussani
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